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Intervista a Stefano Giulieri, vincitore del premio "Domenico Chiesa Award"

Aggiornamento: 11 minuti fa

a cura di D. Camponovo

Panathlon Club Lugano

In occasione della Cena di Natale 2025, il Panathlon Lugano ha consegnato a Stefano Giulieri il prestigioso premio "Domenico Chiesa Award".


È un premio istituito da Panathlon International in memoria di Domenico Chiesa, uno dei soci fondatori, primo finanziatore e grande promotore del movimento Panathlon fin dagli anni ’50. Il premio viene consegnato a panathleti o personalità non membri che incarnano lo spirito panathletico. Il "Domenico Chiesa Award" è considerato uno dei riconoscimenti più prestigiosi del movimento, attribuito solo a poche personalità che si distinguono per impegno e merito nel segno dei valori panathletici. Il prestigioso premio è stato dato una tantum solo a personaggi di grande spicco: il Panathlon Lugano ha finora dato il premio solo a Geo Balmelli nel 2014, Geo Mantegazza nel 2016, Sergio Romaneschi nel 2022 e ora si aggiunge Stefano Giulieri (2025).


La motivazione: "Per l’impegno profuso nella promozione dei valori del Panathlon International sia nella Svizzera Italiana, sia a livello nazionale e internazionale".


Stefano Giulieri, vincitore del Domenico Chiesa Award, con il Presidente del Panathlon Alberto Stival.
Stefano Giulieri, vincitore del Domenico Chiesa Award, con il Presidente del Panathlon Alberto Stival.

David Camponovo: Stefano Giulieri rappresenta lo sport subacqueo in seno al Panathlon Club Lugano da circa 33 anni. Come è nato il suo avvicinamento al Panathlon?


Stefano Giulieri: Il mio ingresso nel Panathlon è avvenuto quasi per caso. All’epoca mi venne chiesto di tenere una relazione durante una serata dedicata all’immagine subacquea, in un periodo in cui organizzavamo la Biennale Internazionale dell’Immagine Subacquea, una manifestazione di livello mondiale. Fu proprio in quell’occasione che conobbi il Panathlon e i suoi valori. Successivamente chiesi al mio direttore di banca dell’epoca se vi fosse la possibilità di entrare nel Club. Allora il Panathlon era composto prevalentemente da avvocati, medici, ingegneri e architetti, e l’iter di ammissione richiedeva tempo: attesi circa due anni prima di poter entrare ufficialmente.


D.C.: Una volta entrato, quali sono stati i suoi primi impegni?


S.G.: Quasi subito fui coinvolto nell’organizzazione dei Campionati Svizzeri di sport in carrozzella “open”, con la partecipazione di atleti provenienti da tutto il mondo. Entrai a far parte del comitato organizzatore: quello fu il mio primo vero impegno panathletico.

L’anno seguente entrai nel Comitato del Club come tesoriere, incarico che ho svolto per oltre dieci anni. In seguito sono stato vicepresidente per due anni, poi presidente per quattro anni e, parallelamente alla presidenza, sono stato chiamato a ricoprire il ruolo di tesoriere del Panathlon International, incarico che ho svolto per otto anni.

Nei successivi quattro anni ho fatto parte anche del Consiglio del Panathlon International come delegato del Distretto Svizzera e Liechtenstein. Dopo altri quattro anni come consigliere, nel corso dell’Assemblea di Agrigento sono stato nuovamente nominato consigliere internazionale e successivamente eletto Primo vicepresidente vicario del Panathlon International.

È stata una lunga e intensa storia di impegno, sempre vissuta con grande convinzione.


D.C.: Cosa la motiva a dedicare così tanto tempo e energia al Panathlon?


S.G.: Io non faccio mai le cose “tanto per fare”. Quando accetto un incarico, lo faccio con convinzione e responsabilità. Credo profondamente nei valori del Panathlon: amicizia, fair-play, cooperazione, inclusione. Non ho mai sentito questo impegno come un peso o una noia, anzi.

In oltre trent’anni di attività non ho mai cercato visibilità personale: credo che sia inutile. Ciò che conta è credere nei valori e viverli concretamente.


D.C.: Che importanza attribuisce al ruolo dei giovani nello sport?


S.G.: I giovani hanno bisogno di stimoli e di modelli credibili. Vedere atleti che hanno fatto carriera, che incarnano valori sportivi autentici, è fondamentale per invogliarli a praticare sport. In questo senso, il lavoro delle associazioni sportive è determinante: molte operano molto bene, promuovendo lo sport e riuscendo ad avvicinare le nuove generazioni grazie all’esempio di sportivi seri e professionali.


D.C.: Secondo lei il Panathlon potrebbe aumentare il numero dei soci o è giusto mantenere una dimensione contenuta?


S.G.: Il Panathlon Club Lugano conta oggi circa 80 membri, un numero già considerevole rispetto ad altri Club. A mio avviso è fondamentale puntare sulla qualità, non solo sui risultati sportivi conseguiti, ma soprattutto sulla volontà di condividere e perseguire i principi panathletici.

Essere Panathleti significa anche mettersi a disposizione: per la divulgazione dei valori, per assumere incarichi, sia a livello di Club che a livello distrettuale o internazionale.


D.C.: Dopo un curriculum così ricco, quali sono oggi i suoi obiettivi?


S.G.: Il mio primo grande obiettivo è la salute. Faccio molto sport: palestra, montagna, movimento quotidiano. Sono convinto che solo attraverso lo sport si possa invecchiare negli anni, ma rimanere giovani nel fisico e nella mente.

A livello associativo, ho ancora molte idee, ma anche diversi impegni: sono presidente di una casa anziani e membro di alcuni consigli di amministrazione. Non so oggi cosa farò domani: nella mia vita non ho mai cercato incarichi, sono sempre arrivati.

Di certo resterò vicino al Panathlon e al nuovo Comitato che entrerà in funzione nel 2026. Conosco bene le persone che ne fanno parte e le loro qualità, e sarò felice di mettere a disposizione la mia esperienza.


Stefano Giulieri con alcuni dei membri del Panathlon durante la serata.
Stefano Giulieri con alcuni dei membri del Panathlon durante la serata.

 
 
 

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